LA PEDAGOGIA DELLA CURA E DELL'INCLUSIONE
Nella riflessione pedagogica, assunto di partenza è che a formare il soggetto-persona non contribuisce soltanto l’atto educativo intenzionale, ma anche il caso, l’evento, l’entropia che ha una potenzialità morfogenetica (creazione di forma) talvolta maggiore rispetto all’azione educativa stessa. Si tratta, pertanto, di riconsegnare al caso, all’evento, un ruolo centrale nei processi di formazione e nelle storie di vita, mai svelati, analizzati scientificamente dalla pedagogia e che solo recentemente acquistano valore, senso all’interno della questione della formatività umana. Insomma, l’evento è vita che si fa forma, per cui deve essere incluso nella ricerca pedagogica. La formazione come evento implica la cura hominis tesa a garantire la permanenza dell’umano nell’umano, creando così un equilibrio tra lo sviluppo individuale e quello sociale. Ed è nell’intersoggettività che si attua la cura dell’uomo, che si fa intenzionalità nel rapporto educativo. Ed è perciò attraverso la formazione come coltivazione, come cura, come relazione che l’uomo si emancipa e si realizza.
Tutto questo a maggior ragione si registra nella pianificazione di percorsi formativi volti ad integrare e ad includere socialmente degli allievi/studenti siano essi normodotati, disabili oppure stranieri. Punto di partenza della riflessione riguarda innanzitutto l’attenzione nei confronti di tutti gli operatori educativi e sociali: assistenti sociali, educatori, docenti, non perdendo di vista il senso teoretico dell’integrazione e dell’inclusione sociale, attraverso alcuni dispositivi pedagogici come l’organizzazione, la flessibilità, l’opzionalità, la sussidiarietà.
LA PROGETTAZIONE DI PERCORSI FORMATIVI INCLUSIVI
In questo modulo si tenterà di cogliere la complessità e problematicità dei processi e delle pratiche di cura educativa e sociale, con uno sguardo particolare alla caratterizzazione degli apprendimenti diffusi e permanenti. In questo senso, si rifletterà sulla progettazione di percorsi formativi inclusivi, anche alla luce dei DSA e della circolare recente dei BES nella scuola e nell’extrascuola e ci si concentrerà sul ruolo, compiti e competenze che un tutor per studenti non udenti deve possedere, partendo dallo studio di modelli e pratiche significative esistenti che hanno potenziato e potenziano la sua professionalità. A tal fine, si approfondiscono gli studi attuali sui processi formativi e comunicativi per comprendere in che modo il tutor, come figura di mezzo, mediatore tra docente e studente sia egli 'normodotato' e non, si colloca nella relazione educativa ed interpersonale. In questo senso, il tutor diventa una figura centrale che ha il compito di accompagnare e supportare l'attività formativa del soggetto in formazione, senza però sostituirsi al docente. Pertanto, si analizzano le metodologie più significative ed efficaci da mettere in campo all’Università quando il tutor deve mediare tra docente e studente non udente per consentire sia a quest’ultimo che al docente il raggiungimento reciproco degli obiettivi.